giovedì 20 febbraio 2014

IMPRESE, FINANZA E VENDITE ALLO SCOPERTO
Maggio 2013

(dialogo fra Wladimiro ed Estragon al Caffè Centrale di Piazza Maggiore in un paese di Provincia)

W:   Caro amico, siamo prossimi al raccolto e i mediatori stanno già lavorando ai fianchi i nostri agricoltori.

E.:   Ormai, i giochi li hanno fatti da tempo, i prezzi sono calanti e nonostante le buone previsioni di raccolto, gli agricoltori si stanno lamentando che ricaveranno ancor meno dell’anno scorso.

W.: Questo è un peccato, perché i nostri mediatori si stanno comportando come i traders di borsa, come finanzieri incalliti, sono dei ribassisti, che è il male dell’Italia.

E.:   Mio buon amico, spiegami queste parole strane e dimmi perché l’attività di mediazione sul grano è il male dell’Italia.

W.:  I ribassisti, sono speculatori che vendono allo scoperto. Sai cosa significa in gergo "shortare"? Significa vendere un qualsiasi titolo (azione, obbligazione, etc.) senza averne il possesso, appunto "allo scoperto" sperando -  più avanti - di  comprarlo – veramente - ma ad un prezzo più basso in modo da consegnarlo a chi l'aveva inizialmente acquistato da loro e tenendosi la differenza come guadagno. Scommettono sul ribasso senza avere il possesso dei titoli. Lo stesso fanno i mediatori quando comprano il raccolto dell'anno successivo.

E.:   Ma questo avviene tutti i giorni: all'apertura dei mercati iniziano le vendite allo scoperto di titoli che si pensano deboli e, prima della chiusura, si ricomprano. E’ una prassi normale su tutti i mercati finanziari. Spiegami perché è un peccato e spiegami perché è un male dell’Italia.

W.: Anima semplice, i ribassisti operano solo sui titoli che sanno che possono andar male, ed operano normalmente sul brevissimo termine, tra l'apertura dei mercati e la chiusura al pomeriggio, e comunque nell'arco di tempo concesso per consegnare i titoli. In qualche caso anche 15 gg. Per usare dei termini “da bar”, sono considerati dei “gufi”, oppure si dice che sono iene e avvoltoi che accelerano la morte della preda.

E.:   Allora, come le iene, hanno una funzione “ecologica”, puliscono il mercato dai cadaveri.

W.: Il problema è che oggi i ribassisti hanno oggi un potere immenso che gli viene dato dalle banche, che li finanziano abbondantemente. Infatti nei momenti di forti tensioni finanziarie, le autorità di Borsa vietano le vendite allo scoperto.

E.:   Ti capisco poco, ma spiegami chi sono questi ribassisti.

W.: I ribassisti, una volta, erano gli agenti di cambio e pochi operatori molto specializzati; oggi invece sono gli hedge funds finanziati dalle banche e le stesse banche che, godendo di crediti enormi presso le altre banche speculano in proprio.

E.:   In effetti è vero quanto mi dici, anche mio figlio, che si è trasferito a Londra a lavorare presso la banca che ha chiuso gli uffici a Milano, mi racconta di finanziamenti enormi concessi a fondi d’investimento che vengono utilizzati per pochi giorni e poi rimborsati a fronte di speculazioni di borsa per ammontari da capogiro!

W.: Mio caro amico, i mercati finanziari non hanno riguardo per nessuno, guardano solo i numeri e purtroppo l’Italia e i suoi imprenditori hanno numeri brutti, quindi è facile scommettere al ribasso.

E.:   Adesso mi fai ricordare che mio figlio mi ha raccontato che la sua banca nel 2011 ha venduto allo scoperto i titoli di stato italiani e molti hedge funds clienti della banca hanno fatto lo stesso, con guadagni enormi. Hanno “shortato” BTP per giorni e giorni, e quando il loro valore è crollato perché molti investitori sono stati presi dal panico, li hanno ricomprati e hanno fatto utili impensabili. Infatti il cd “spread” tra il rendimento dei titoli italiani rispetto ai medesimi titoli tedeschi è schizzato alle stelle. Mi ricordo che era arrivato a superare i 500 basis points.

W.: E con questo mi confermi che l’Italia è un paese di ribassisti, di persone che puntano al peggio, e questo è un male per l’Italia.

E.:   Però adesso la situazione è cambiate, lo spread ha iniziato a contrarsi.

W.: Perché nell’ autunno 2011 sono state avviate alcune contromisure che hanno fermato un possibile crack finanziario del nostro paese: è stato nominato come primo ministro un economista conosciuto in tutto il mondo, le banche italiane hanno sottoscritto in maniera massiccia le emissioni di titoli italiani e il governatore della BCE ha dato loro sostegno. Altrimenti non ti spieghi come la banca più antica del paese ha oggi in portafoglio quasi più titoli di stato che prestiti alle imprese.

E.:   l’ipotesi che mi stai raccontando è suggestiva, ma verosimile. Quindi secondo la tua opinione, a quel punto, i ribassisti hanno smesso di “shortare” l’Italia.

W.: Certo, perché vendere allo scoperto titoli che poi non scendono di valore comporta molte perdite. Ti ricordi che addirittura si pubblicavano annunci di persone che incitavano a comprare BTP? E’ stata come la vittoria nella battaglia di Nicolaevka in Russia dei nostri valorosi alpini, che è servita a poco perché la campagna di Russia è stata una sconfitta pesantissima: infatti dal 2011 assistiamo a crescita dei fallimenti e dei suicidi, PIL che continua a scendere mentre negli altri paesi sale, aziende italiane importanti che vengono vendute agli stranieri, multinazionali che lasciano il paese e chiudono i loro stabilimenti. E’ una guerra, combattuta con altri mezzi.

E.:   Ma quanto può essere addebitato alla nostra classe governante e ai nostri banchieri?

W.:  Molto: i governanti dell’epoca si sono occupati solo di dare un’immagine più solida del paese, ma solo l’immagine, come nelle città di cartapesta che si costruiscono per girare i film western; le banche invece hanno utilizzato il denaro dei risparmiatori per investire in titoli e lo hanno sottratto alle imprese e alle famiglie, hanno tolto ossigeno al sistema, in altre parole hanno “shortato” le imprese. E hanno sbagliato, anche perché non hanno speculato.

E.:   Si narra la leggenda del banchiere John Pierpoint Morgan, che nell’800 con la sua banca prima finanziava alcune imprese, poi chiedeva il rimborso improvviso dei finanziamenti concessi e, visto che gli imprenditori non potevano far fronte, ne rilevava la proprietà a prezzi bassissimi, arricchendosi enormemente. Anche lui “shortava”. Avresti voluto dei J.P Morgan oggi?

W.: Il fatto è che il sistema bancario in molti casi ha ritirato i fidi sapendo coscientemente che le aziende sarebbero saltate. Però non ha fatto niente per riprendersi almeno parte del valore di questo gioco al ribasso. Occorre poi considerare che gli imprenditori italiani non sono ribassisti, almeno non lo erano fino a qualche anno fa, ma sono investitori che – con tutti i loro difetti - gettano il cuore oltre l’ostacolo.

E.:   Beh, il contraltare degli shortisti sono gli investitori di lungo termine.


W.:  E in effetti, mio caro amico il nostro paese ha la fortuna di avere moltissimi investitori di lungo termine, che sono i nostri piccoli imprenditori ed agricoltori. pensa al marchese Incisa della Rocchetta che ha creato negli anni 40 il vino Sassicaia e tutti gli davano del matto e oggi è uno dei più grandi vini italiani! Nel loro DNA c’è una dose di rischio e di guardare lontano superiore a molti altri paesi, e penso che, nonostante le macerie di cui l’Italia  è sommersa, riusciranno a riprendere forza, in barba alla finanza e ai mediatori!

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