L’ECONOMIA VA MALE, LE BANCHE FANNO
UTILI E LE IMPRESE?
Marzo 2010
(dialogo fra Wladimiro ed Estragon al Caffè Centrale in
Piazza Maggiore in un paese di provincia)
W: E allora, ho visto che sei
stato assente, cosa ti è successo?
E.: Mi sono ammalato e poi sono
andato ad aiutare mio figlio.
W.: Spiegami un po’ cosa ti ha distolto dalle nostre chiacchierate e
dalla bellezza della nostra campagna.
E.: Come tu sai mio figlio
lavorava a Milano nella filiale italiana di una di queste banche estere dove
non sai chi sia il cliente e cosa gli stai offrendo. L’anno scorso la banca è
fallita, non nel senso che intendiamo noi, ma nel senso che è stata comprata
dallo stato di appartenenza.
W.: Siccome sta per fallire lo stato la compra….mi sembra un’ottima
idea, tipicamente italiana, che abbiamo esportato all’estero! Ma tuo figlio?
E.: Pensa che invece è stata
applicata negli stati del capitalismo più spinto: USA e Inghilterra; invece per
mio figlio la filiale italiana è stata chiusa in pochi mesi, come peraltro
fanno da sempre tutte le multinazionali quando ristrutturano; quindi mio figlio
ha fatto lavoretti saltuari per cui l’ho aiutato.
W.: La famiglia in queste situazioni è fondamentale. Ma adesso sei
tornato.
E.: Sì perché è stato assunto da
un’altra banca estera e ha ripreso a fare lo stesso mestiere che faceva prima:
strane operazioni finanziarie che non si sa se hanno come controparte un
cliente vero, ma si sa per certo che la banca fa utili incredibili.
W.: Ma come, il mondo l’anno
scorso è andato in crisi perché non c’era più fiducia nelle banche al punto che
neanche le banche si fidavano di loro stesse e adesso, a meno di 12 mesi, tutto
è tornato come prima?
E.: E’ come quando una volta il
grande Po straripava perché non c’erano gli argini: il raccolto andava a farsi benedire,
ma l’anno dopo si riprendeva come prima, solo che nella finanza gli argini non
li hanno ancora inventati.
W.: Ma allora significa che dopo
il temporale è tornato il sereno?
E.: No, questa volta qualcosa è
cambiato: una volta le imprese italiane avevano un imprenditore che, come
dicono a Milano, con la valigetta girava il mondo per vendere i suoi prodotti,
poi tornava a casa, ne parlava con il direttore della sua banca, si guardavano
negli occhi e se c’era fiducia, la banca aiutava l’imprenditore.
W: E’ vero, ma ognuno però stava
a casa propria: l’imprenditore gestiva la sua azienda come gli pareva, la banca
si fidava ma fino ad un certo punto, perché in molti casi chiedeva firme
personali, depositi di titoli a garanzia etc.
E:. Hai ragione, ma oggi
l’imprenditore non può più andare in giro con la valigetta, deve portarsi appresso
un sistema aziendale, i prodotti li fa fabbricare all’estero dove ha anche
proprie controllate, il cliente vuole un servizio post vendita; e la banca
vuole budget, business plan, certificazioni e poi c’è il rating!
W.: Il rating? Ma il rating è ormai una cosa vecchia!
E.: Mio caro amico, il rating è
un oggetto conosciuto per le grandi imprese, ma le banche hanno iniziato solo
nell’ultimo anno a dare i voti ai propri clienti medio piccoli
W.: Lo so, il famigerato rating è composto da una parte quantitativa,
cioè l’analisi di bilancio, che viene parzialmente integrata da una parte
qualitativa.
E.: E sai cosa significa questo?
Il banchiere non conosce più l’imprenditore, non va più a vedere le fabbriche, non
gli interessa conoscere il management, guarda solo il rating. Probabilmente
anche quando sta con una donna le fa il rating…. Poi pensa, c’è una banca
italiana che è stata guidata per anni da un ex direttore del personale; è stato
sostituito, ma il suo successore si è occupato nell’esperienza
precedente principalmente di titoli e derivati, dove i rating e gli algoritmi
sono l’unica cosa che conta; come si può pensare che questa banca capisca le
imprese?
W.: Sì ma l’imprenditore ha oggi altri canali di raccolta di capitali:
c’è la Borsa, l’AIM, i fondi mezzanini, il private equity.
E.: E’ vero ciò che dici, ma è
anche vero che le imprenditore medio è sempre restio ad aprire il capitale e
che in Italia il canale bancario è sempre preponderante. Quindi è un bel
pasticcio.
W.: Insomma il banchiere non sa far più il banchiere (tanto guadagna lo
stesso) proprio quando l’imprenditore deve diventare ancora più l’imprenditore
E.: C’è però una cosa che mi
consola: l’attuale classe imprenditoriale vincente è tutta di prima
generazione, quindi c’è tra i nostri un genoma di rinnovamento che farà sì che
si creeranno imprese più forti e solide adattate al nuovo ambiente
W.: Non ti ho mai visto così ottimista
E.: Perché sono stato gravemente
ammalato, sono guarito e il mio corpo si è rinnovato; penso che in Italia non
ci sia ancora un cancro mortale, e quindi con un po’ di tempo saremo più forti
di prima, a dispetto del rating!
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