lunedì 17 febbraio 2014

L’ECONOMIA VA MALE, LE BANCHE FANNO UTILI E LE IMPRESE?
Marzo 2010

(dialogo fra Wladimiro ed Estragon al Caffè Centrale in Piazza Maggiore in un paese di provincia)

W:   E allora, ho visto che sei stato assente, cosa ti è successo?

E.:   Mi sono ammalato e poi sono andato ad aiutare mio figlio.

W.: Spiegami un po’ cosa ti ha distolto dalle nostre chiacchierate e dalla bellezza della nostra campagna.

E.:   Come tu sai mio figlio lavorava a Milano nella filiale italiana di una di queste banche estere dove non sai chi sia il cliente e cosa gli stai offrendo. L’anno scorso la banca è fallita, non nel senso che intendiamo noi, ma nel senso che è stata comprata dallo stato di appartenenza.

W.: Siccome sta per fallire lo stato la compra….mi sembra un’ottima idea, tipicamente italiana, che abbiamo esportato all’estero! Ma tuo figlio?

E.:   Pensa che invece è stata applicata negli stati del capitalismo più spinto: USA e Inghilterra; invece per mio figlio la filiale italiana è stata chiusa in pochi mesi, come peraltro fanno da sempre tutte le multinazionali quando ristrutturano; quindi mio figlio ha fatto lavoretti saltuari per cui l’ho aiutato.

W.: La famiglia in queste situazioni è fondamentale. Ma adesso sei tornato.

E.:   Sì perché è stato assunto da un’altra banca estera e ha ripreso a fare lo stesso mestiere che faceva prima: strane operazioni finanziarie che non si sa se hanno come controparte un cliente vero, ma si sa per certo che la banca fa utili incredibili.

W.: Ma come, il mondo l’anno scorso è andato in crisi perché non c’era più fiducia nelle banche al punto che neanche le banche si fidavano di loro stesse e adesso, a meno di 12 mesi, tutto è tornato come prima?

E.:   E’ come quando una volta il grande Po straripava perché non c’erano gli argini: il raccolto andava a farsi benedire, ma l’anno dopo si riprendeva come prima, solo che nella finanza gli argini non li hanno ancora inventati.

W.: Ma allora significa che dopo il temporale è tornato il sereno?

E.:   No, questa volta qualcosa è cambiato: una volta le imprese italiane avevano un imprenditore che, come dicono a Milano, con la valigetta girava il mondo per vendere i suoi prodotti, poi tornava a casa, ne parlava con il direttore della sua banca, si guardavano negli occhi e se c’era fiducia, la banca aiutava l’imprenditore.

W:   E’ vero, ma ognuno però stava a casa propria: l’imprenditore gestiva la sua azienda come gli pareva, la banca si fidava ma fino ad un certo punto, perché in molti casi chiedeva firme personali, depositi di titoli a garanzia etc.

E:.   Hai ragione, ma oggi l’imprenditore non può più andare in giro con la valigetta, deve portarsi appresso un sistema aziendale, i prodotti li fa fabbricare all’estero dove ha anche proprie controllate, il cliente vuole un servizio post vendita; e la banca vuole budget, business plan, certificazioni e poi c’è il rating!

W.: Il rating? Ma il rating è ormai una cosa vecchia!

E.:   Mio caro amico, il rating è un oggetto conosciuto per le grandi imprese, ma le banche hanno iniziato solo nell’ultimo anno a dare i voti ai propri clienti medio piccoli

W.: Lo so, il famigerato rating è composto da una parte quantitativa, cioè l’analisi di bilancio, che viene parzialmente integrata da una parte qualitativa.

E.:   E sai cosa significa questo? Il banchiere non conosce più l’imprenditore, non va più a vedere le fabbriche, non gli interessa conoscere il management, guarda solo il rating. Probabilmente anche quando sta con una donna le fa il rating…. Poi pensa, c’è una banca italiana che è stata guidata per anni da un ex direttore del personale; è stato sostituito,  ma  il suo successore si è occupato nell’esperienza precedente principalmente di titoli e derivati, dove i rating e gli algoritmi sono l’unica cosa che conta; come si può pensare che questa banca capisca le imprese?

W.: Sì ma l’imprenditore ha oggi altri canali di raccolta di capitali: c’è la Borsa, l’AIM, i fondi mezzanini, il private equity.

E.:   E’ vero ciò che dici, ma è anche vero che le imprenditore medio è sempre restio ad aprire il capitale e che in Italia il canale bancario è sempre preponderante. Quindi è un bel pasticcio.

W.: Insomma il banchiere non sa far più il banchiere (tanto guadagna lo stesso) proprio quando l’imprenditore deve diventare ancora più l’imprenditore

E.:   C’è però una cosa che mi consola: l’attuale classe imprenditoriale vincente è tutta di prima generazione, quindi c’è tra i nostri un genoma di rinnovamento che farà sì che si creeranno imprese più forti e solide adattate al nuovo ambiente

W.: Non ti ho mai visto così ottimista

E.:   Perché sono stato gravemente ammalato, sono guarito e il mio corpo si è rinnovato; penso che in Italia non ci sia ancora un cancro mortale, e quindi con un po’ di tempo saremo più forti di prima, a dispetto del rating!  

Nessun commento:

Posta un commento