COS' E' IL PRIVATE EQUITY?
Giugno 2007
Nell' altra lettera, Wladimiro ed Estragon, due amici al Caffè Centrale di Piazza Maggiore in un paese di provincia, parlavano del "merchant banker", della sua mentalità e del suo lavoro. Oggi discutono di private equity
W. Caro amico, è di moda
un gioco, che è anche un’attività molto importante in termini di volumi e di scambi
di danaro e per spiegartela in modo semplice e a te comprensibile potrei dirti
che, in sintesi, si tratta di scambiarsi tante figurine di carta che rappresentano gli investimenti in aziende.
E. Spiegami meglio, io
ricordo la raccolta delle figurine di calcio, o quella con il feroce Saladino della Liebig o ancor meglio il Monopoli
dove compravi strade e alberghi o aziende elettriche, ora - più di moda - utilities.
W. Certo più o meno è così,
hai buona memoria ed il metodo si assomiglia.
E. Tutto semplice, ma
per comprare figurine, se queste rappresentano aziende o cose, devi pur pagarle
e poi devi farle funzionare. Una volta se compravi un albergo dovevi essere un
albergatore.
W. Dici cose giuste, ma
oggi tutto è cambiato. Ti devi aggiornare. Ora la gestione, e/o l’oggetto da
comprare, non deve essere legato al tuo mestiere o a quello che sai fare.
Quello che devi saper fare bene è cambiare al meglio le figurine. Io do i “Giardini Margherita” a te, un altro ti dà “Largo Vittoria”, e un altro fa il fondo dei
fondi delle figurine e mette tutto assieme.
Morale, per
essere pratici, io vedo una cosa che mi piace, che col mio intervento può
crescere, chiedo del proprietario e gli propongo di comprarne una parte.
Discuto il valore,
formulo un’offerta. Spesso il compratore invece di pagare, si accolla i debiti.
E. Non ho capito se il
compratore paga o non paga.
W. Dipende se i debiti
sono superiori al valore dell’albergo non ti do nulla. Faccio un po’ di conti ,
anticipo utili futuri, in crescendo e prendo tutto.
E. Tu non hai bisogno,
per partecipare al gioco, di essere un industriale e una albergatore. Anzi non
devi esserlo, così non corri il rischio
di affezionarti all’oggetto.
W. Capisci, il nuovo
proprietario se non è in fabbrica o in albergo, quindi non gestendolo, ha modo
di girare e farsi dare i soldi, i soldi
per comprare le figurine, smacchiarle e poi rivenderle.
E. Certo, spesso non ci
vogliono nemmeno troppi soldi perché il criterio di scelta del bene raffigurato
da acquisire, dalle figurine è la leva e la possibilità di uscita che
poi vuol dire rivendere la figurina.
W. Vedo che sai bene cos'è la leva: è la capacità
di indebitarsi; la via d’uscita, è la
capacità di ricambiare la figurina nel più breve tempo possibile.
E. E più figurine uno ha
e più le cambia velocemente, più è bravo?
W. Certo è proprio così.
E. Pensa che una volta
ci volevano due o tre generazioni per fare un’azienda ed ora in tre, quattro
anni la compri e la rivendi.
Lo straordinario è
chi compra non lo fa con soldi suoi, ma di tanta gente che li dà, partecipa, si diverte, si emoziona.
W. Poi, in genere, chi
compra non con i soldi suoi spesso è portato a pagare di più di quello che
vale quello che compra
E. Succede proprio così.
Chi gestisce un’azienda non riesce mai a pagare quello che offre chi prende la
figurina per poi rivenderla. Tutto è cambiato; il mondo oggi
non è più impresa, ma è sostanzialmente finanza.
W. E dimmi, se poi non riesce a cedere la sua figurina?
E. C’è il trucco. Quando
si compra ci si premunisce.
In genere chi
vende si obbliga a ricomprare o, se non ritiene di farlo, dice a chi ha comprato: “andiamo in borsa” dove ci
sono tante altre persone che comprano tante figurine che non tengono
per tre, quattro anni ma per esempio per una settimana, un mese….. .
W. Fantastico ………. Proprio
come al monopoli, dove ad ogni giro puoi cambiare le tue proprietà.
E. Ma spiegami,
l’azienda con tutti questi cambiamenti, si orizzonta? Soffre?
W. Dipende, in genere il
socio nuovo porta aria fresca idee nuove. Peccato che quello che l’azienda
produce, prima va a pagare la leva, quindi il debito fatto dal compratore, il
resto, se c’è, va agli investimenti, a potenziare l’azienda.
E. Caro amico, mi
racconti cose affascinanti, ma io non sono “pratico” però mi ricordo di aver
letto cinque righe scritte da un signore, un po’ cinico, che circa 500 anni
fa’, alla fine di una vicenda, che si
chiamava “Tempesta” e così ha scritto :
“Cari amici……….. i
nostri giochi sono finiti, gli attori, come vi avevo detto, erano solo fantasmi
e si sono sciolti nell’aria, un’aria
sottile………….. Tutto svanisce nell’aria senza lasciare fumo di sé. Siamo nella
stessa natura di cui sono fatti i sogni e la nostra piccola vita è cinta di
sonno”.
W. Così è!
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