lunedì 17 febbraio 2014

BANCHE, IMPRESE E TERRITORIO
Ottobre 2010

(dialogo fra Wladimiro ed Estragon al Caffè Centrale di Piazza Maggiore in un paese di Provincia)

W:   Caro amico, vedi com’è bella la campagna? Al mondo è successo di tutto, ma i fiori in primavera, e le messi d’estate con la pioggia o con il sole, crescono sempre. Come mai ti sei vestito in giacca e cravatta come un cittadino?

E.:   Perché sono stato all’assemblea dei soci della nostra banca di credito cooperativo. Sai cosa mi hanno detto? Che, sulla base delle statistiche di Bankitalia, il sistema italiano del credito cooperativo equivale alla terza banca italiana e che nel 2009 il volume degli impieghi è aumentato del 6% contro una media nazionale del 2%.

W.:  Quindi vuol dire che il resto del sistema bancario ha ridotto gli impieghi. Ma come ti spieghi tutto ciò?

E.:   Molto semplice, le banche grandi hanno finanziato le imprese quando l’economia girava e poi si sono trovate esposte alla “tempesta perfetta dell’ Ottobre Rosso 2008”; le banche piccole invece, forti di una raccolta solida, avevano nel 2009 riserve di liquidità accumulate da erogare come finanziamenti alle imprese più meritevoli e così hanno fatto. Hanno perciò dato una mano alle imprese medio-piccole nello stesso momento in cui le grandi banche negavano o addirittura revocavano i fidi.

W.: Ma non si diceva che “grande è bello”, che le piccole imprese (e quindi anche le banche piccole) erano destinate a scomparire, che la moda era “think global” etc. etc.?

E.: Su quanto successo nel 2008 e nel 2009 stanno già scrivendo tonnellate di libri e facendo migliaia di analisi statistiche, ma noi siamo qui al bar e vediamo il mondo dal nostro punto di vista.

W.: E’ vero, a me interessa che i miei soldi siano depositati presso chi poi me li restituisce e mi consiglia eventualmente come meglio investirli sapendo che al sabato ci incontriamo in Piazza Maggiore e ci guardiamo negli occhi. Ai nostri amici vicini di casa che fanno gli imprenditori e che hanno bisogno di finanziamenti interessa avere a che fare con una persona fisica, reale, che capisca i loro bisogni non con un “banker avatar” che ragiona con il rating invece che con la testa!

E.:   Ti dirò di più, dai nostri amici imprenditori che lavorano con le banche sento sempre dirmi due cose: in primo luogo che la banca deve parlare la loro lingua e non sbiascicare in inglese, soprattutto quando si parla di gestire il risparmio personale, e in secondo che quando occorre veramente parlare in inglese, cioè accompagnare l’imprenditore all’estero, la banca non inizi a parlare in dialetto.

W.:  Tu dimmi invece, cosa ne pensi, cosa succederà adesso?

E.:   Caro mio il mondo è difficile, ma è anche semplice, hai visto cos’è successo nel 2008: è fallita una banca e le banche non si sono più fidate di loro stesse ed è venuto giù il mondo e lo sai perché? Perchè oggi il mondo è interconnesso ad un punto tale che, come dicevano in televisione basta che un mandarino alzi un dito perché un uomo muoia a mille chilometri di distanza. L’interconnessione, il possesso delle informazioni e la loro velocità di diffusione sono il fattore critico di successo.

W.: Ma noi, in Piazza Maggiore, saremo sempre esclusi allora….

E.:   No, ormai il problema è superato, abbiamo internet, la tv satellitare, il cellulare; il vero problema è la lentezza di reazione, nostra e del nostro sistema imprenditoriale: gli imprenditori per sopravvivere devono affrontare i medesimi rischi che affrontavano i mercanti veneziani del ‘300 e ‘400: andare dall’Europa in Asia, conoscere anche quel territorio, istituire non più fondachi ma stabili organizzazioni industriali e commerciali, affrontare realtà usi e costumi diversi, avere proprie persone che, come Marco Polo, risiedono in quei territori per anni.

W.: E’ vero, manca il coraggio; non lo vedi anche tu che il sabato i nostri imprenditori non sono in giro per il mondo a caccia di clienti ma vengono qui in Piazza a fare “le vasche”? quando vanno all’estero al massimo vanno al mare in Costa Azzurra o alle famigerate Maldive! Siamo un paese di vecchi, ci manca la spinta per andare là dove il mercato c’è e cresce: Asia, Africa, Sudamerica.

E.:   Guarda che a frenare anche chi ha ancora  il “fuoco interiore” è il nostro sistema, sia il pubblico sia le banche, che ragionano da vecchi: ci sono alcune statistiche che dicono che in Italia, l’età media degli alti dirigenti bancari sia di 53 anni circa , mentre in India sia intorno a 40 anni.

W.:  Le classifiche su come è difficile fare impresa in Italia rispetto ad altri paesi non si contano più. Ma la borsa e il private equity? Non dovrebbero aiutare l’imprenditore?

E.:   Anche sul private equity ci sono libri interi.. ma sulla Borsa Italiana ti riporto solo un dato che mi ha raccontato mio figlio: sai quanto capitalizzano assieme le società quotate che compongono il cosiddetto indice FTSE MIB cioè la “crema delle imprese italiane? All’incirca 450 miliardi di Euro; ebbene sai quanto pesano in tale indice l’insieme delle imprese private (cioè né banche né imprese dello Stato Italiano)? Il 33,6%. Vuol dire che la borsa serve solo a raccogliere capitali per il sistema bancario o per lo Stato….  Eppure continuo ad essere ottimista.

W.: E perché?

E.:   Perché l’imprenditore italiano è un animale con un codice genetico eccezionale: ti pare possibile che il maggior produttore mondiale di attrezzature per ginnastica sia italiano mentre la patria del fitness sono gli USA? Ti pare possibile che solo in Italia ci sia il fenomeno delle “multinazionali tascabili”?

W.: Quindi qualche imprenditore fa come i mercanti veneziani nel ‘300, ma cosa sarà degli altri?

E.: Che impareranno, e che, con fatica ma ingegno anche loro dovranno adeguarsi ad un nuovo mondo il cui baricentro si sta spostando dall’Europa e America del Nord all’Asia e al Sudamerica. Dovranno avere in mente che il loro territorio di caccia è più complesso di una volta.

W.: E le banche?

E.:   Qui sono un po’ meno ottimista, perché ancora oggi le banche ti seguono, ma sempre con il famigerato “salvo buon fine”, perché non credono alla borsa e quindi non sostengono gli aumenti di capitale dei loro clienti ma solo i loro, perché continuano a dar troppo peso alle garanzie e meno al business e alla bontà dell’organizzazione. Però anche loro, vedrai, dovranno seguire la clientela e, controvoglia si adegueranno

W.: Ma allora significa che tarperanno le ali alle capacità dei nostri imprenditori?


E.: Forse sì, forse no, lo vedremo dalla crescita delle “multinazionali tascabili” in rapporto alla crescita degli impieghi delle banche di credito cooperativo: se le prime aumenteranno, saremo un paese virtuoso, se aumenteranno i secondi, non saremo un paese di imprenditori, ma rimarremo uno dei più bei paesi dove vivere e serenamente invecchiare!

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