giovedì 8 marzo 2018

BORSA CULTURA E CRESCITA DEL PAESE

 Marzo 2018
(dialogo fra Wladimiro ed Estragon al Caffè Centrale di Piazza Maggiore in un paese di Provincia)

W: Caro amico, tu che come me, vivi in provincia e leggi i giornali locali e le notizie nazionali e internazionali sui siti web del mondo che mi dici di queste elezioni?
E: hanno vinto Lega e M5S perchè hanno toccato la “pancia del paese”; il problema, secondo me, non sono i sentimenti di un popolo, ma come questo popolo percepisce il mondo che gli gira attorno.
W: spiegati meglio mio caro amico, questi partiti hanno vinto perché hanno voluto contrastare la classe politica attuale della quale non ne possono più. Pensa solo a come hanno gestito le crisi bancarie: famiglie rovinate e presidenti di banche fallite ancora sorridenti e a spasso per il paese.
E: e qui ti sbagli. Il problema non è la gestione fatta dal governo di queste crisi ma la percezione che i cittadini ne hanno avuto: il cittadino comune ha percepito – a mio parere erroneamente - una gestione “opaca” volta a coprire i maggiorenti economici (Zonin, il padre di Elena Boschi, gli esponenti del PD senese, etc.) e non a tutelare il risparmiatore.
W: in pratica mi dici che il “common feeling” è stato che il governo e PD hanno voluto continuare a proteggere non solo la classe politica, ma anche la “casta economica”, mentre invece secondo te, hanno cercato, nei limiti imposti dalle norme europee di salvare i risparmiatori….
E: esatto, tieni conto che ai piccoli risparmiatori che avevano investito in obbligazioni subordinate emesse dalle banche fallite, lo Stato Italiano ha concesso un rimborso sostanziale. Altri paesi non lo hanno fatto… Ad onor del vero, ce ne hanno messo anche del loro: una commissione d’inchiesta presieduta da un “mammasantissima” come Casini, la nomina quale Presidente di Leonardo dell’ex capo MPS, considerato uno di quelli che ha affossato il titolo in Borsa di MPS, etc.
W: ti capisco in parte, perché comunque con i risparmi non si scherza e questi ultimi governi invece hanno giocato pesante.
E: in realtà il vero problema è la mancanza di cultura finanziaria ed economica sia livello politico sia molto più in generale a livello di paese. Il popolo italiano, fino al cd “Quantitative Easing” era sempre stato abituato a 2 comportamenti: A) investire in Bot e CCT con redimenti alti; B) affidarsi integralmente alle banche di prossimità per gestire i propri risparmi, considerando le banche di prossimità come l’unica garanzia di serietà.
W: su questo ti dò ragione: contare su un reddito sicuro del 3-4% annuo e di un funzionario di banca che parla il tuo stesso dialetto ha portato generazioni di investitori a dimenticarsi cosa significa gestire in modo attivo il proprio risparmio.
E: esatto! Il Quantitative Easing, che ha portato le banche centrali ad acquistare titoli di stato abbassandone il rendimento a zero, ha costretto i risparmiatori a rendersi conto che il reddito sicuro ma elevato non esiste, e che redditi elevati derivanti da obbligazioni subordinate comportano rischi che - nella vita - possono anche avverarsi.
W: resta il fatto che i governi e i politici niente hanno fatto per segnalare questi pericoli o addirittura impedire che ciò avvenisse.
E: il problema, caro amico non solo regole e vincoli, ma soprattutto la mancanza di cultura finanziaria dei cittadini. Mio figlio che continua a lavorare a Londra in una di queste banche eteree dove non si sa bene cosa sta comprando e cosa sta vendendo, mi dice che anche il gestore del pub sotto casa sua sa cos’è la differenza tra un’obbligazione ordinaria e un’obbligazione subordinata
W: hai ragione, anche perché la differenza non la conoscono neanche gli imprenditori italiani, né quelli grandi né tantomeno quelli piccoli o gli artigiani, o almeno, non la sapevano fino a pochi anni fa.
E: purtroppo in Italia la “finanza” e l’economia reale sono sempre state considerate come cose separate: il fatto che nella Borsa di Milano ci siano pochissime PMI, la dice lunga su come gli imprenditori vedono la “finanza”: la borsa italiana capitalizza meno del 50% del PIL, mentre in tutti gli altri paesi europei le rispettive borse valori hanno valori molti vicini al proprio PIL o superiore.
W: dobbiamo però dire che, dopo i crack bancari, ormai è chiaro a tutti che la “finanza” fa parte dell’economia reale: se le imprese vanno male e non rimborsano i finanziamenti, le banche vanno in crisi. Con le banche in crisi, i risparmiatori perdono i loro risparmi. Con le imprese in crisi, i lavoratori vanno in difficoltà e ritireranno i loro risparmi dalle banche.
E: e con le banche in crisi, non si potranno più finanziare le imprese a meno che  le imprese non raccolgano capitali in Borsa. Se la Borsa ha un valore complessivo vicino al PIL del proprio paese significa che il paese è conscio che l’economia reale e l‘economia finanziaria sono sostanzialmente la stessa cosa.
W: insomma mi stai dicendo che occorre affrontare questo problema di mancanza di cultura. A questo punto sarà compito di questi nuovi politici.
E: certamente, soprattutto in una fase congiunturale critica come quella attuale, in cui l’Italia sta uscendo da una crisi decennale, con una crescita del PIL significativa ma molto al disotto della media del resto dei paesi europei e con rischi futuri molto importanti, perché se la BCE fermerà il Quantitative Easing e rialzerà i tassi, gli oneri aggiuntivi di interessi sul nostro debito pubblico affosseranno tutti i programmi di crescita del paese.
W: e secondo te che si dovrebbe fare?
E: è necessario che questi argomenti diventino pane quotidiano e che questi nuovi soggetti emergenti si assumano anche la responsabilità non solo di capire che cos’è la “finanza”, ma che la “finanza” e l’economia reale sono facce della stessa medaglia.
W: però oggi le imprese sono più propense al dialogo con gli investitori e aperte alla Borsa, sono entrati in funzione i PIR che devono investire anche nelle PMI italiane, all’AIM si sono quotate più di 100 imprese medio piccole.
E: è vero, ma è anche vero che siamo ancora un paese – a livello di cittadini e di politici - molto arretrato su queste tematiche rispetto agli altri paese europei. Mio figlio, che è stato in una importante provincia della Lombardia si è sentito dire che le imprese di quel territorio, se vogliono andare in borsa, devono fare investimenti, in particolare investire in tasse….
W: investire in tasse?
E: sì ha capito bene, iniziare a dichiarare gli utili veri, smettere di addebitare all’impresa i costi della famiglia come barche, viaggi, gioielli e anche amanti e pagare le tasse dovute. Se un’impresa dichiara utili, la Borsa è disponibile a sostenerti, altrimenti non ci saranno mai capitali a disposizione.
W: Insomma la classe politica dovrebbe impostare politiche economiche che non solo non sommino gap di crescita di PIL a gap culturali, ma al contrario che favoriscano la diffusione di questa cultura
E: esatto occorre muoversi affinchè il malessere alla base di questa tornata elettorale diventi lezioni e stimolo per accelerare. Pensa solo ai fondi pensione e di previdenza complementare italiani, hanno portato via alle aziende il TFR e lo hanno investito o all’estero o in titoli di stato, mentre sarebbe stato il loro compito reinvestirlo nella Borsa di Milano.  Oppure all’introduzione della cd Tobin TAX, che colpisce solo i risparmiatori italiani di lungo termine. Basterebbero poche correzioni e vedresti come questo paese potrebbe diventare un vero motore dell’Europa!

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