venerdì 19 maggio 2023

Minacce e opportunità di Breve, Medio e Lungo termine per investitori accorti

 

minacce e opportunità di breve, medio e lungo termine per investitori accorti

Maggio 2023

 

(dialogo fra Wladimiro ed Estragon al Caffè Centrale di Piazza Maggiore in un paese di Provincia)

 W.: Caro amico, ho visto che hai ripreso a lavorare, raccontami un po’ perché, da quasi pensionato, ti sei ributtato nel mondo della finanza.

E.: mio figlio si è messo in proprio, ha creato una società di gestione fondi ad Amsterdam, visto che la Brexit sta creando la fuga dei clienti verso il continente; una cd “boutique” e mi ha convinto che potrei essere bravo a servire il caffè ai suoi clienti.

W.: non ci credo, eri anche tu un analista e fine gestore di borsa, raccontami un po’ cosa vedi.

E.: i mercati in questi giorni viaggiano in modalità cd “chi va là”: piccoli rialzi e improvvise correzioni. L’economia a livello globale non va per niente male, le previsioni inizialmente molto caute sono in fase di revisione al rialzo da parte di tutti i centri studi macroeconomici (ad eccezione della Russia). Il risparmio globale, anche se è stato intaccato dal rialzo dei tassi, non sembra aver invertito la fase di creazione continua, almeno in Europa e nei principali paesi asiatici. Il problema sono gli Usa, dove, secondo alcuni recenti studi universitari, il rialzo dei tassi sta facendo bruciare quanto accumulato nel periodo pandemico. E in USA, che vive prevalentemente di consumi interni, si è registrato un forte e preoccupante incremento dei volumi di crediti al consumo.

W.: discorso lungo meriterebbe l’analisi degli effetti dei rialzi dei tassi e della conseguente – anche se ritardata - frenata dei prestiti da parte delle piccole banche che stanno riducendo le erogazioni per innalzare il livello di liquidità necessario a fronteggiare eventuali corse agli sportelli…

E.: è vero, ma tornando ai mercati dei capitali, scontati nei valori di borsa da un lato l’invasione dell’Ucraina e rialzo dei tassi e delle materie prime – già adesso in fase di forte correzione - e riavviato il sistema logistico internazionale dall’altro, i mercati borsistici dovrebbero riprendersi, e invece no.

W.: e come mai? L’andamento macroeconomico globale, in un qualche modo è anche confermato a livello microeconomico nazionale: anche in Italia, alcune analisi effettuate con il sistema “Leanus” sui bilanci del periodo 2017-2021 delle aziende con fatturato superiore a 5 milioni di Euro (oltre 5 mila aziende/gruppi di aziende) dimostrano che il 15% non ha più debiti finanziari, il 44% ha ridotto sensibilmente (oltre il 20%) l’indebitamento e solo il 3,5% ha aggravato la propria situazione patrimoniale (il che è fisiologico), mentre il cash flow operativo cumulato del campione è aumentato del 45%.

E.:  posso dirti che, nonostante ciò, il “sentiment” che viene riportato in Italia dagli organi ufficiali (ISTAT) non è molto positivo: a livello di imprese la fiducia sull’andamento futuro cresce in generale (di poco e solo da 2 mesi), ma all’interno si registra un calo nelle aziende manifatturiere.

W.: e questo non è un bel segnale per i mercati.

E.: hai ragione, e l’opinione che ho raccolto parlando con gestori di fondi e alcuni analisti di borsa è che questa situazione di “surplace” è figlia di una serie fatti recenti che possono alternativamente essere valutati come minacce o opportunità, senza che si sia ancora definito un vero trend dominante.

W.: entriamo nel vero cuore del problema: se devo investire come mi devo comportare?

E: se lo sapessi saremmo ricchi e mi sarei comprato tutti i bei palazzi del ‘700 che adornano la nostra piazza. Partendo da vicino, i fatti che possono provocare reazioni nel breve termine:

       Il primo fattore è il possibile default USA: è come un uragano che si avvicina alle coste della Florida e che poi – forse - si esaurisce. Il problema che resta, per gli europei, è la trimurti USD/T-Bond/competenza politica.

       Il secondo fattore è la combinazione tra inflazione, tassi di interesse e crescita. Oggettivamente, nessuno ha ancora capito se stiamo affrontando:

            i) una recessione deflazionistica,

            ii) una stagflazione,

            iii) un’espansione inflazionistica che sembra una recessione.

       Il “consensus” è verso quest’ultima opinione, perchè le economie occidentali si sono dimostrate resilienti e le politiche economiche dei principali paesi stanno seguendo – sostanzialmente – linee sensate. Resta il fatto che siamo sottoposti ad un’inflazione un po’ “appiccicosa”, cioè che non vuole scendere, ma con redditi che diminuiscono, il che fa sembrare il tutto una recessione. Le conseguenze sociali in futuro saranno sempre maggiori soprattutto se le disuguaglianze di reddito non verranno affrontate con politiche espansive basata sulla crescita della produttività e non sulle sovvenzioni (tipo, strumenti di cui si è verificata l’inefficacia come i superbonus o, peggio ancora, tossici come i cd C.C.F.…) .

W.: poi mi spiegherai cosa sono i CCF…

E.:   sì, ti anticipo che sono strumenti tossici di politica economica, ma ne riparleremo.

W.: ma a parte i problemi politici interni degli USA, cosa c’è d’altro che potrebbe esser visto come una minaccia o un’opportunità per gli investitori?

E.: il terzo fattore è la crescita del debito globale: a parte gli USA (sia a livello federale che a livello privato) il debito crescente è visto come un grande spauracchio, un moloch pronto ad aggredirci tutti: si parla di un debito globale di 300 milia miliardi di dollari USA (fonte: Institute of international Finance). Se si pensa che 25 anni fa (1998) il debito globale era inferiore a 75 mila miliardi di USD, il numero toglie il sonno. In realtà la situazione a livello mondiale non è così preoccupante, anche perché si contrappone ad una ricchezza finanziaria globale (cioè risparmio investito in asset finanziari) di 530 mila miliardi di USD (fonte BCG). A livello microeconomico, la situazione nei vari paesi è a macchia di leopardo: in Italia il debito corporate è diminuito, negli USA è aumentato, ma la redditività è più elevata negli USA che in Italia, quindi il debito è più sopportabile. Ergo, ci saranno un bel po’ di default, sia tra le aziende sia a livello di nazioni, come è successo in SRI Lanka e vari popoli avranno difficoltà. Troveremo soluzioni, perché non c’è una mega-crisi del debito globale, si passerà ad altro e il mondo si preoccuperà ancora del debito tra qualche anno.

W.: debito e risparmio si bilanciano, anche se avremo scompensi, ma cosa ne pensano i gestori degli eventi di questi mesi?

E.:  Il quarto fattore è proprio rappresentato dagli eventi geopolitici: l’attacco della Russia all’Ucraina sembrava dovesse scatenare una reazione epocale nel mondo. Invece l’egemonia USA e la dominanza del dollaro non si stanno riducendo significativamente. I mercati si rendono conto che non c’è alternativa alla liquidità del dollaro e dei titoli del Tesoro degli Stati Uniti. Ergo, il presunto affacciarsi del secolo cinese rimane ad oggi ancora presunto, perché anche la Cina non ha convenienza ad essere emarginata nel commercio verso i paesi più ricchi e uscire dalla catena di approvvigionamento dei paesi OCSE. D’altronde è più comprensibile che la Cina voglia continuare ad esportare i suoi prodotti verso gli USA piuttosto che verso stati – come Algeria e Nigeria – che, a parità di popolazione, hanno una capacità di spesa pro-capite infinitesimale. Il fattore “Taiwan”, forse, è l’unico elemento imponderabile che bilancia un ragionamento economico lineare con un sentimento nazionalista che è stato coltivato e fatto crescere nella popolazione dalle elites comuniste in modo imprevedibile e non controllato.

W.: quindi i valori di borsa scontano già questi fattori.

E.: infatti occorre alzare lo sguardo sul medio termine, per cui ci sono altri spunti che potrebbero influenzare i trend: il primo è sicuramente il cambiamento climatico: dal punto di vista microeconomico, il “climate change” è stato incanalato nelle pratiche aziendali cd “ESG”. È evidente che molte aziende (e anche molti stati) hanno fatto fino ad oggi del gran “green washing”: ma la sensibilità, soprattutto degli investitori istituzionali sta modificando le strategie di investimento: le attuali pratiche ESG, molto “gridate” con orgoglio un po’ falso, andranno a concretizzarsi in comportamenti più pratici e concreti, in cui il focus sarà il miglioramento degli standard di vita nel suo complesso, dallo “star bene” in azienda fino a sapere che ogni comportamento mitiga o riduce il danno climatico. Ci vorranno anni, occorrerà convincere i governi (che, su un obiettivo di medio termine, ci sentono sempre poco) ma la strada è intrapresa. L’elemento veramente positivo è che in cima a tutto ciò c’è una crescente consapevolezza che le aziende con una buona governance aziendale tendono ad avere una forte bussola morale e faranno le cose giuste per ottenere un ambiente migliore, una forte coesione sociale e un pianeta migliore: spostamento dalla Green Finance alla Good Finance… e gli investitori favoriranno le aziende e le operazioni che dimostrano di “fare la cosa giusta”. I problemi veri sono a livello pubblico/governativo, perché i politici rincorrono i sondaggi e sono guidati dalle filosofie “nimby”.

W.:  certo, l’Italia ha deciso di non produrre energia da fonti nucleari ma è circondata da centrali nucleari in Francia, Svizzera e Slovenia! Se pensi che a 300 km da Milano ci sono 3 centrali nucleari in funzione, e Venezia dista in linea d’aria 250 km dalla centrale slovena di Krsko… abbiamo i rischi ambientali delle centrali nucleari ma non i vantaggi. E continuiamo a produrre energia da carbone per alimentare auto elettriche….

E.:   il secondo fattore è il cambiamento tecnologico: L’IA, è la prossima vera rivoluzione industriale. Stiamo ancora cercando ci capire se sarà un beneficio o una minaccia esistenziale. L’evoluzione non chiede permesso e quando arriva, arriva. Vale la pena ricordare che l’evoluzione aziendale è una cosa rapida - poche aziende salgono in cima e rimangono lì per qualche decennio, poi iniziano a decadere. Con eccezione del settore bancario e del settore petrolifero (sic!), molte mega-corporations di fine secolo XX, oggi non ci sono più e alcune di queste, nate nei primi anni 2000 iniziano già a mostrare segni di cedimento. Nel settore high tech la salita-discesa, come un missile ipersonico, è ancora più rapida.

W.: insomma, sulle banche grandi si può essere tranquilli, sulle high-tech occorre investire ma star pronti ad uscire…

E.: direi che hai ragione. Ma stando invece in piedi su una scala per scrutare il lungo termine i problemi sono differenti: il primo grande problema di lungo termine è la Politica: la politica con la “P”  oggi rappresenta una minaccia a lungo termine in crescita. La qualità e le competenze dei politici stanno calando.

W.: qualche anno fa circolava un film intitolato “Idiocracy”; andrebbe fatto ripassare alla televisione per un mese intero ogni giorno. Una volta esisteva il “public service”, lo spirito di servizio alla comunità. Oggi la politica è carriera, da percorrere in fretta.

E.: hai ragione! Se prima la Politica e la Burocrazia (cioè i dirigenti pubblici) avevano obbiettivi concordanti oggi sono in perenne conflitto Il risultato è un crescente malcontento degli elettori che diventa disaffezione e perdita d’interesse. Il risultato sono opportunisti politici che cercano di cogliere il momento più adatto per lanciare campagne populiste, si gonfiano di voti alimentando le preoccupazioni, ma non offrono soluzioni reali: Brexit, l’Alt-Right o Trump sono state un fallimento in termini economici e/o di coesione sociale. Il risultato è un indebolimento costante del processo politico, che ha alimentato il disordine sociale e le divisioni interne nei vari paesi. Negli ultimi 20 anni la disuguaglianza di reddito è salita a livelli record, il famoso indice di GINI è schizzato ma pochi politici lo considerano realmente come un tema.

W.: insomma il risultato finale è che una politica instabile porterà a mercati instabili.

E.: il secondo grande problema di lungo termine è ancora una volta l’Ambiente: non solo il cambiamento climatico (indotto dall’uomo o provocato dalla natura), ma gli eventi climatici estremi diventeranno sempre più comuni, e i trend di lungo termine saranno difficile da modificare: gli oceani più caldi scateneranno più tempeste e cambieranno i modelli meteorologici con conseguenze profonde per l’agricoltura, le emigrazioni e conseguentemente per la Politica. Sicuramente possiamo investire per mitigare le conseguenze con processi di decarbonizzazione, di incremento delle fonti rinnovabili e i miglioramenti in agricoltura, ma è palese che si riveleranno sfide molto maggiori per i mercati, i governi e le economie rispetto al normale su e giù dei tassi di interesse…

W.: insomma, la ripresa lavorativa ti ha portato a fare importanti riflessioni su come investire i risparmi..

E.:   Se questi sono i fattori che nel breve, medio e lungo termine influenzeranno i mercati, come dice mio figlio occorre sempre ricordare che:

       A) L’investimento di successo è sempre comprare nelle tendenze.

       B) Il trading di successo è capire come i mercati le stanno giocando.

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