minacce e opportunità di breve, medio e lungo termine per investitori accorti
Maggio 2023
(dialogo fra Wladimiro ed Estragon al
Caffè Centrale di Piazza Maggiore in un paese di Provincia)
E.: mio figlio si è messo in proprio, ha creato una società
di gestione fondi ad Amsterdam, visto che la Brexit sta creando la fuga dei
clienti verso il continente; una cd “boutique” e mi ha convinto che potrei
essere bravo a servire il caffè ai suoi clienti.
W.: non ci credo, eri anche tu un analista e fine gestore di
borsa, raccontami un po’ cosa vedi.
E.: i mercati in questi giorni viaggiano in modalità cd
“chi va là”: piccoli rialzi e improvvise correzioni. L’economia a livello
globale non va per niente male, le previsioni inizialmente molto caute sono in
fase di revisione al rialzo da parte di tutti i centri studi macroeconomici (ad
eccezione della Russia). Il risparmio globale, anche se è stato intaccato dal
rialzo dei tassi, non sembra aver invertito la fase di creazione continua,
almeno in Europa e nei principali paesi asiatici. Il problema sono gli Usa,
dove, secondo alcuni recenti studi universitari, il rialzo dei tassi sta
facendo bruciare quanto accumulato nel periodo pandemico. E in USA, che vive
prevalentemente di consumi interni, si è registrato un forte e preoccupante
incremento dei volumi di crediti al consumo.
W.: discorso lungo meriterebbe l’analisi degli effetti dei
rialzi dei tassi e della conseguente – anche se ritardata - frenata dei
prestiti da parte delle piccole banche che stanno riducendo le erogazioni per
innalzare il livello di liquidità necessario a fronteggiare eventuali corse
agli sportelli…
E.: è vero, ma tornando ai mercati dei capitali, scontati
nei valori di borsa da un lato l’invasione dell’Ucraina e rialzo dei tassi e
delle materie prime – già adesso in fase di forte correzione - e riavviato il sistema
logistico internazionale dall’altro, i mercati borsistici dovrebbero
riprendersi, e invece no.
W.: e come mai? L’andamento macroeconomico globale, in un
qualche modo è anche confermato a livello microeconomico nazionale: anche in
Italia, alcune analisi effettuate con il sistema “Leanus” sui bilanci del
periodo 2017-2021 delle aziende con fatturato superiore a 5 milioni di Euro
(oltre 5 mila aziende/gruppi di aziende) dimostrano che il 15% non ha più
debiti finanziari, il 44% ha ridotto sensibilmente (oltre il 20%) l’indebitamento
e solo il 3,5% ha aggravato la propria situazione patrimoniale (il che è
fisiologico), mentre il cash flow operativo cumulato del campione è aumentato
del 45%.
E.: posso dirti che,
nonostante ciò, il “sentiment” che viene riportato in Italia dagli organi
ufficiali (ISTAT) non è molto positivo: a livello di imprese la fiducia
sull’andamento futuro cresce in generale (di poco e solo da 2 mesi), ma
all’interno si registra un calo nelle aziende manifatturiere.
W.: e questo non è un bel segnale per i mercati.
E.: hai ragione, e l’opinione che ho raccolto parlando con
gestori di fondi e alcuni analisti di borsa è che questa situazione di
“surplace” è figlia di una serie fatti recenti che possono alternativamente
essere valutati come minacce o opportunità, senza che si sia ancora definito un
vero trend dominante.
W.: entriamo nel vero cuore del problema: se devo investire
come mi devo comportare?
E: se lo sapessi saremmo ricchi e mi sarei comprato tutti i
bei palazzi del ‘700 che adornano la nostra piazza. Partendo da vicino, i fatti
che possono provocare reazioni nel breve termine:
Il
primo fattore è il
possibile default USA: è come un uragano che si avvicina alle coste della
Florida e che poi – forse - si esaurisce. Il problema che resta, per gli
europei, è la trimurti USD/T-Bond/competenza politica.
Il secondo fattore è la combinazione tra inflazione, tassi di interesse e crescita.
Oggettivamente, nessuno ha ancora capito se stiamo affrontando:
i)
una recessione deflazionistica,
ii)
una stagflazione,
iii)
un’espansione inflazionistica che sembra una recessione.
Il
“consensus” è verso quest’ultima opinione, perchè le economie occidentali si
sono dimostrate resilienti e le politiche economiche dei principali paesi
stanno seguendo – sostanzialmente – linee sensate. Resta il fatto che siamo
sottoposti ad un’inflazione un po’ “appiccicosa”, cioè che non vuole scendere,
ma con redditi che diminuiscono, il che fa sembrare il tutto una recessione. Le
conseguenze sociali in futuro saranno sempre maggiori soprattutto se le
disuguaglianze di reddito non verranno affrontate con politiche espansive
basata sulla crescita della produttività e non sulle sovvenzioni (tipo,
strumenti di cui si è verificata l’inefficacia come i superbonus o, peggio
ancora, tossici come i cd C.C.F.…) .
W.: poi mi spiegherai cosa sono i CCF…
E.: sì, ti anticipo
che sono strumenti tossici di politica economica, ma ne riparleremo.
W.: ma a parte i problemi politici interni degli USA, cosa
c’è d’altro che potrebbe esser visto come una minaccia o un’opportunità per gli
investitori?
E.: il terzo fattore è la crescita del debito globale:
a parte gli USA (sia a livello federale che a livello privato) il debito
crescente è visto come un grande spauracchio, un moloch pronto ad aggredirci
tutti: si parla di un debito globale di 300 milia miliardi di dollari USA
(fonte: Institute of international Finance). Se si pensa che 25 anni fa (1998) il
debito globale era inferiore a 75 mila miliardi di USD, il numero toglie il
sonno. In realtà la situazione a livello mondiale non è così preoccupante,
anche perché si contrappone ad una ricchezza finanziaria globale (cioè
risparmio investito in asset finanziari) di 530 mila miliardi di USD (fonte
BCG). A livello microeconomico, la situazione nei vari paesi è a macchia di
leopardo: in Italia il debito corporate è diminuito, negli USA è aumentato, ma
la redditività è più elevata negli USA che in Italia, quindi il debito è più
sopportabile. Ergo, ci saranno un bel po’ di default, sia tra le aziende sia a
livello di nazioni, come è successo in SRI Lanka e vari popoli avranno
difficoltà. Troveremo soluzioni, perché non c’è una mega-crisi del debito
globale, si passerà ad altro e il mondo si preoccuperà ancora del debito tra
qualche anno.
W.: debito e risparmio si bilanciano, anche se avremo
scompensi, ma cosa ne pensano i gestori degli eventi di questi mesi?
E.: Il quarto fattore è proprio rappresentato dagli eventi geopolitici: l’attacco della
Russia all’Ucraina sembrava dovesse scatenare una reazione epocale nel mondo.
Invece l’egemonia USA e la dominanza del dollaro non si stanno riducendo
significativamente. I mercati si rendono conto che non c’è alternativa alla
liquidità del dollaro e dei titoli del Tesoro degli Stati Uniti. Ergo, il
presunto affacciarsi del secolo cinese rimane ad oggi ancora presunto, perché
anche la Cina non ha convenienza ad essere emarginata nel commercio verso i paesi
più ricchi e uscire dalla catena di approvvigionamento dei paesi OCSE.
D’altronde è più comprensibile che la Cina voglia continuare ad esportare i
suoi prodotti verso gli USA piuttosto che verso stati – come Algeria e Nigeria
– che, a parità di popolazione, hanno una capacità di spesa pro-capite
infinitesimale. Il fattore “Taiwan”, forse, è l’unico elemento imponderabile
che bilancia un ragionamento economico lineare con un sentimento nazionalista
che è stato coltivato e fatto crescere nella popolazione dalle elites comuniste
in modo imprevedibile e non controllato.
W.: quindi i valori di
borsa scontano già questi fattori.
E.: infatti occorre alzare lo sguardo sul medio termine,
per cui ci sono altri spunti che potrebbero influenzare i trend: il primo è
sicuramente il cambiamento climatico: dal punto di vista microeconomico, il
“climate change” è stato incanalato nelle pratiche aziendali cd “ESG”. È
evidente che molte aziende (e anche molti stati) hanno fatto fino ad oggi del
gran “green washing”: ma la sensibilità, soprattutto degli investitori
istituzionali sta modificando le strategie di investimento: le attuali pratiche
ESG, molto “gridate” con orgoglio un po’ falso, andranno a concretizzarsi in
comportamenti più pratici e concreti, in cui il focus sarà il miglioramento
degli standard di vita nel suo complesso, dallo “star bene” in azienda fino a sapere
che ogni comportamento mitiga o riduce il danno climatico. Ci vorranno anni,
occorrerà convincere i governi (che, su un obiettivo di medio termine, ci
sentono sempre poco) ma la strada è intrapresa. L’elemento veramente positivo è
che in cima a tutto ciò c’è una crescente consapevolezza che le aziende con una
buona governance aziendale tendono ad avere una forte bussola morale e faranno
le cose giuste per ottenere un ambiente migliore, una forte coesione sociale e
un pianeta migliore: spostamento dalla Green Finance alla Good Finance… e gli
investitori favoriranno le aziende e le operazioni che dimostrano di “fare la
cosa giusta”. I problemi veri sono a livello pubblico/governativo, perché i
politici rincorrono i sondaggi e sono guidati dalle filosofie “nimby”.
W.: certo, l’Italia
ha deciso di non produrre energia da fonti nucleari ma è circondata da centrali
nucleari in Francia, Svizzera e Slovenia! Se pensi che a 300 km da Milano ci
sono 3 centrali nucleari in funzione, e Venezia dista in linea d’aria 250 km
dalla centrale slovena di Krsko… abbiamo i rischi ambientali delle centrali
nucleari ma non i vantaggi. E continuiamo a produrre energia da carbone per
alimentare auto elettriche….
E.: il secondo
fattore è il cambiamento tecnologico: L’IA, è la prossima vera
rivoluzione industriale. Stiamo ancora cercando ci capire se sarà un beneficio
o una minaccia esistenziale. L’evoluzione non chiede permesso e quando arriva,
arriva. Vale la pena ricordare che l’evoluzione aziendale è una cosa rapida -
poche aziende salgono in cima e rimangono lì per qualche decennio, poi iniziano
a decadere. Con eccezione del settore bancario e del settore petrolifero (sic!),
molte mega-corporations di fine secolo XX, oggi non ci sono più e alcune di
queste, nate nei primi anni 2000 iniziano già a mostrare segni di cedimento.
Nel settore high tech la salita-discesa, come un missile ipersonico, è ancora
più rapida.
W.: insomma, sulle
banche grandi si può essere tranquilli, sulle high-tech occorre investire ma
star pronti ad uscire…
E.: direi che hai ragione. Ma stando invece in piedi su una
scala per scrutare il lungo termine i problemi sono differenti: il primo
grande problema di lungo termine è la Politica: la politica con la “P” oggi rappresenta una minaccia a lungo termine
in crescita. La qualità e le competenze dei politici stanno calando.
W.: qualche anno fa circolava un film intitolato
“Idiocracy”; andrebbe fatto ripassare alla televisione per un mese intero ogni
giorno. Una volta esisteva il “public service”, lo spirito di servizio alla
comunità. Oggi la politica è carriera, da percorrere in fretta.
E.: hai ragione! Se prima la Politica e la Burocrazia (cioè
i dirigenti pubblici) avevano obbiettivi concordanti oggi sono in perenne
conflitto Il risultato è un crescente malcontento degli elettori che diventa
disaffezione e perdita d’interesse. Il risultato sono opportunisti politici che
cercano di cogliere il momento più adatto per lanciare campagne populiste, si gonfiano
di voti alimentando le preoccupazioni, ma non offrono soluzioni reali: Brexit,
l’Alt-Right o Trump sono state un fallimento in termini economici e/o di
coesione sociale. Il risultato è un indebolimento costante del processo
politico, che ha alimentato il disordine sociale e le divisioni interne nei
vari paesi. Negli ultimi 20 anni la disuguaglianza di reddito è salita a
livelli record, il famoso indice di GINI è schizzato ma pochi politici lo
considerano realmente come un tema.
W.: insomma il risultato
finale è che una politica instabile porterà a mercati instabili.
E.: il secondo grande problema di lungo termine è ancora
una volta l’Ambiente: non solo il cambiamento climatico (indotto dall’uomo
o provocato dalla natura), ma gli eventi climatici estremi diventeranno sempre
più comuni, e i trend di lungo termine saranno difficile da modificare: gli
oceani più caldi scateneranno più tempeste e cambieranno i modelli
meteorologici con conseguenze profonde per l’agricoltura, le emigrazioni e
conseguentemente per la Politica. Sicuramente possiamo investire per mitigare
le conseguenze con processi di decarbonizzazione, di incremento delle fonti
rinnovabili e i miglioramenti in agricoltura, ma è palese che si riveleranno
sfide molto maggiori per i mercati, i governi e le economie rispetto al normale
su e giù dei tassi di interesse…
W.: insomma, la
ripresa lavorativa ti ha portato a fare importanti riflessioni su come investire
i risparmi..
E.: Se questi sono i
fattori che nel breve, medio e lungo termine influenzeranno i mercati, come
dice mio figlio occorre sempre ricordare che:
A) L’investimento
di successo è sempre comprare nelle tendenze.
B) Il
trading di successo è capire come i mercati le stanno giocando.
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